3 minuti

Federico Romagnoli

Le campane rintoccavano con tre minuti di ritardo sull’ora stabilita atomicamente. Suonavano, contavi i rintocchi e aggiungevi tre minuti, semplicemente. Come un gioco mnemonico che ti permetteva di tenere allenato il meccanismo del cervello. Basta poco, molto poco, per far scattare la scintilla. Così i rintocchi delle sei illuminarono il mio cervelletto impantanato di Campari che, colpito da intuizione, risolse il caso dell’omicidio della ragazza Asia. Il sangue che usciva dalla sua bocca carnosa e macchiava i seni grossi lasciati scoperti e ancora morbidi, mi sembrò improvvisamente troppo copioso. Dedussi che non doveva essere il suo. Aprendo delicatamente la suddetta boccuccia, che sembrava a tutti gli effetti ancora viva tanta sensualità emanava senza la minima vergogna, vi trovai arroccata dentro la virtù maschile, staccata di netto dal proprietario corpo. Il pene in questione, di medie dimensioni se interessa,  doveva aver provato nell’arco di pochi attimi, il piacere e il dolore più intensi. Detto questo non sarebbe stato difficile rintracciare il babbo di minchia proprietario della minchia in questione, insomma il babbo della minchia, soprattutto in un piccolo paesino come quello teatro della vicenda. La povera ragazza Asia aveva in effetti e a guardar meglio, la testa fracassata sulla nuca da un probabile oggetto contundente non rinvenuto sul posto. La mia intelligenza improvvisa sarebbe stata accompagnata anche da immediata e repentina fortuna, quando improvvisamente lo sventurato prete del paesino medesimo fu visto scappare, urlante di dolore e colorate bestemmie, per le vie del paese con un prezioso candelabro nella mano sinistra, quella del diavolo per intenderci. Cazzo di prete, esclamò il Pogo particolarmente divertito, senza sapere se si riferisse al prete stesso o alla sua virtude persa.
Nello stesso momento dell’illuminazione il buon Silvano, contando le sei più tre minuti, si ricordava di aver lasciato la bombola del gas aperto nella rimessa, mentre stava togliendo le penne ai polli decapitati. Il mnemonico meccanismo salvò il paese da un disastroso incendio. Donna Fedora, facendo fede allo stesso meccanismo, si accorse che il maglione che stava facendo per il nipotini era di tre taglie più grandi, e rimediò. I piccoli Geremia e Brando si ricordarono della piccola Stella chiusa per scherzo, e dimenticata, nella soffitta di casa insieme alla sue mostruose paure. E così via, sempre succedeva. 
Ma la conseguenza del caso risolto da me medesimo mentre pascolavo in ferie di piacere per la solita zingarata col Pogo e il suo taxi, fu assai più grave del previsto. Non solo per il prete in arresto e relativo scandalo boccaccesco, ma anche perché il successore provvisorio, nominato per il giorno seguente e arrivato dal vicino paese limitrofo, per prima azione, rimise l’orario delle campane con quello atomico mondiale. I paesani, non potendo più contare quei tre minuti in più, spensero gli automatismi e le meccaniche del pensiero. E il paese, in tre minuti, non esistette più. Chi rimase trovò posto nella city, …ma pö i vegnen chì a Milan, all’ombra del Duomo, dove ci sono tre campane: una dedicata a Sant’Ambrogio, una alla Vergine Maria e una a San Barnaba. La leggenda narra che perdano un minuto ciascuna.