La supercella

Vinci Formica

24 luglio 2023
Il vento che si sta alzando trasporta l’odore del sangue fino alle mie narici.
Mi allontano di qualche metro dal cadavere e lo guardo: sembra adagiato sull’erba secca del campo, per nulla scomposto dalla morte e dai proiettili.
Non provo niente.
Ripulisco l’arma dalle mie impronte e la getto in direzione del corpo.
Sono già passate le 19 e tra meno di un’ora i cancelli del parco chiuderanno.
Senza nemmeno voltarmi a guardarlo, mi dirigo con calma verso una delle uscite.
In giro non c’è nessuno. Ripenso alle ultime due ore, consapevole di aver appena chiuso in modo definitivo un pezzo della mia vita.

Gli ho dato appuntamento in un parco alla periferia ovest di Milano: sembra un bosco, con tanto di prati, laghetti, campi, orti e fontanili.
Un posto poco frequentato, soprattutto in piena estate.
Ha accettato subito. Conoscendolo come le mie tasche, gli ho proposto il posto giusto, che gli desse la garanzia della massima riservatezza.
Nei due anni della nostra relazione ci siamo visti in hotel e ristoranti lontani chilometri dalla zona in cui abita e lavora perché temeva ci vedessero insieme; mi ha impedito di fare foto e di geolocalizzarmi perché non ci fossero prove: una vera fissazione.
Più di tutto gli preme mantenere una buona reputazione e la parvenza di un matrimonio fedele.
La moglie non la ama, come non ama me e come non ha mai amato nessuna persona in vita sua: le resta accanto solo perché è una donna benestante e piena di conoscenze utili alla sua carriera.
Forse non ama nemmeno sé stesso, ha solo una smania di potere, soldi e successo, e tutto il mondo deve piegarsi soltanto a questo suo dio laico, direi diabolico.
In questi anni ha tradito anche me, con brevi flirt o rapporti occasionali: una collezione di corpi e di intimità, non solo fisica, che umilia i sentimenti altrui: i miei.
Già, perché io lo amavo. E invece di apprezzare la mia dedizione e i sacrifici che ho fatto per lui, mi ha sminuita come persona e come donna, mi ha ferita in ogni modo possibile, con parole crudeli, bugie, cattiverie gratuite.
Ma a un certo punto la misura diventa colma.

Avevamo litigato: ho scoperto l’ennesima scopata con la prima cretina che ha incontrato e l’ho mandato a quel paese.
Ci ho rimuginato sopra parecchio tempo. Ho ripensato a tutti gli avvenimenti di questi due anni, ho riletto le nostre conversazioni. E la rabbia dentro di me è esplosa.
Qualche giorno fa gli ho scritto un messaggio per proporgli di vederci. Gli ho volutamente fatto credere a una possibile riconciliazione.
Mi sono fatta bella: so cosa gli piace vedermi indossare, come gli piace vedermi camminare.
Appena entrata nel suo campo visivo, da consumata attrice ho sorriso come se fossi al settimo cielo nel rivederlo.

«Sei stupenda». È bravissimo a fingere che non sia mai successo niente, specie se è nel torto marcio.
«Anche tu stai bene. Facciamo due passi?»
Così ci siamo inoltrati nel parco.
«Mi dispiace che te la sia presa così l’ultima volta», ha detto per minimizzare i suoi sbagli.
È una di quelle persone che pensano di essere al di sopra delle regole e di poter mancare di rispetto agli altri senza subire alcuna conseguenza.
Ho finto di essere accondiscendente.
L’ho guardato negli occhi: «Lo so che in fondo ami solo me».
Mi ha abbracciata: era proprio qui che volevo arrivare.

In una tasca della giacca porta sempre con sé un’arma carica. Per difesa personale, dice, anche se non ho mai capito per difendersi da chi.
Nonostante si vanti di essere onesto e incorruttibile, qualcosa deve pur esserci: debiti, affari loschi, rapporti con la mafia, chi lo sa.
Non ho mai toccato una pistola in vita mia. Le armi mi ripugnano.
Ma a volte è necessario venir meno ai propri principi. Soprattutto quando la causa è giusta. Così ho dovuto esercitarmi per mesi.
L’ho preso alla sprovvista: con un gesto rapido gli ho sfilato la pistola e gliel’ho puntata contro.

«Che significa?»
Per la prima volta l’ho visto in difficoltà, quasi spaesato: non aveva più il controllo della situazione.
Ho sorriso, ma stavolta con sincerità. Non ho mai provato tanto odio verso qualcuno in vita mia.
Ha alzato le braccia e ha fatto qualche passo verso di me.
Ho scosso la testa in segno di disapprovazione e ho caricato il colpo.
Mi guardava incredulo, tremante: già il solo vederlo così mi ripagava del male che mi aveva fatto. Ma non poteva bastarmi.
«Fammi spiegare…» ha detto con un filo di voce, quella voce che era solito alzare contro chiunque con arroganza.
Ho tolto la sicura. Ero a un metro da lui, le braccia tese, il dito sul grilletto.
«Ti prego…»
Ho sparato il primo colpo. Qualsiasi cosa volesse dirmi non mi interessava. Non più.
Ha guardato il sangue con gli occhi sgranati. Poi ho sparato un secondo, un terzo colpo.
È caduto all’indietro. Mi fissava ancora. Mi sono avvicinata e ho mirato in pieno viso.
In fondo, è stato facile.
Gli ho preso smartphone e documenti: avrei distrutto tutto.
Nessuno mi poteva collegare a lui, non c’erano tracce della mia esistenza nella sua vita. Come lui aveva voluto, del resto.

25 luglio 2023
Stanotte la supercella ha devastato la città.
Chi nega il cambiamento climatico avrebbe dovuto vedere quello a cui alle 4 di notte abbiamo assistito attoniti.
Gli ululati del vento a 100 all’ora, la pioggia in orizzontale, la grandine, un rumore mai sentito: la fine del mondo.
All’alba la luce ha svelato tutto: tetti e macchine distrutte, linee elettriche saltate, migliaia di alberi caduti.
“A seguito del violento temporale che si è abbattuto sulla città nelle scorse ore, il Comune di Milano ha predisposto la chiusura di tutti i parchi recintati e dispone il divieto di accesso ai parchi non recintati e alle aree alberate aperte”.
Ci vorranno mesi per rimettere tutto a posto.
I controlli degli agronomi partiranno dai parchi più centrali e da quelli non recintati, per poi arrivare a quelli di periferia.

1 settembre 2023
“Questa mattina i tecnici del Comune, che si erano recati in un parco nella zona ovest di Milano per eseguire le verifiche di stabilità sulle alberature, hanno rinvenuto il cadavere di un uomo in avanzato stato di decomposizione. Il medico legale ha accennato al fatto che le condizioni in cui è stato ritrovato sono da ascrivere a vari fattori: la violenza della supercella, le elevate temperature del mese di agosto, nonché l’azione di animali, cani randagi, pantegane e soprattutto insetti necrofagi e necrofili, mosche, formiche, coleotteri. Pare che intorno ai resti umani in putrefazione vi fosse soltanto qualche brandello di stoffa. Nulla si sa sull’identità dell’uomo. Solo l’autopsia potrà chiarire data e cause della morte, anche se a parecchia distanza dal luogo del ritrovamento è stata rinvenuta una pistola”.

Ho appena letto la notizia in rete. Sapevo che prima o poi lo avrebbero trovato. Ma sono tranquilla.
Ci vorrà del tempo per l’identificazione del cadavere e per collegarlo alla sua scomparsa.
Chissà se qualcuno lo sta ancora cercando.
Era convinto di essere amato dagli altri: non aveva capito che, esattamente come lui usava le persone, anche loro usavano lui. Era utile, tutto qui.
La verità è che il più delle volte si arriva su questa terra, si passa e si scompare senza lasciare traccia.
Il destino è una gran brutta bestia.