Oggi sul quotidiano Repubblica ben due articoli dedicati a Luciano Bianciardi e al suo centenario, in attesa del numero di domani di Robinson che gli dedicherà la copertina.
Sulle pagine nazionali, Giacomo Papi traccia un ritratto dello scrittore grossetano, non tralasciando un parallelismo con Pier Paolo Pasolini, anch’egli nato nel 1922.
Per raccontare Luciano Bianciardi si può partire da Pier Paolo Pasolini, cioè dall’altro gigante arrabbiato che nel 2022 avrebbe compiuto cent’anni, perché le loro esistenze disegnano archi paralleli: furono bambini sotto il fascismo, ragazzi sotto le bombe e intellettuali di provincia emigrati in grandi città, a Roma Pasolini, a Milano Bianciardi, che si sfinirono nel lavoro, furono processati per oscenità, incontrarono il successo ma non si placarono e morirono prima di diventare venerati maestri, lavorando alla propria distruzione. Ma se Pasolini mise in scena per l’ultima volta la figura dell’intellettuale-vate che ancora incanta schiere di emuli, Bianciardi incarnò la sua fine.
Era nato a Grosseto il 14 dicembre 1922, figlio di Adele e Atide, maestra elementare e cassiere di banca. Sarebbe morto di alcol a Milano, il 14 novembre 1971, a 48 anni. A venti, da allievo ufficiale, aveva assistito al bombardamento di Foggia e si era meravigliato per la “maniera inimitabile” con cui case, alberi, animali e persone erano stati schiantati. Fu il preludio, o forse il presagio, dell’esplosione di grisù del 4 maggio 1954 nella miniera di Ribolla della Montecatini che avrebbe ucciso 43 uomini e segnato la fine della fede di Bianciardi nel lavoro intellettuale. Dopo essersi laureato in filosofia alla Normale di Pisa, è diventato direttore della biblioteca di Arezzo e ha inventato il Bibliobus, un furgone con cui distribuisce libri a contadini e minatori. Collabora con La Gazzetta di Livorno, Il Mondo, Belfagor e l’Avanti!, su cui pubblica a puntate insieme a Carlo Cassola l’inchiesta I minatori della Maremma che culmina, appunto, nel disastro di Ribolla.
Sulle pagine di Repubblica Milano, invece, Annarita Briganti intervista Luciana Bianciardi. Nell’articolo si ricordano le due nuove pubblicazioni ExCogita e l’importante evento dedicato al centenario bianciardiano che si terrà a BookCity, domani 19 novembre alle 12.30 presso il Castello Sforzesco.
Un padre amatissimo, che le ha lasciato l’amore per i libri e la libertà di essere se stessa, come ci racconta: Luciana Bianciardi celebra Luciano Bianciardi nel centenario della sua nascita con un Premio, che sarà annunciato domani a BookCity, e due libri con i suoi testi e su di lui. Fondatrice della casa editrice ExCogita e traduttrice, Luciana Bianciardi ha perso Luciano quando lei aveva sedici anni. Un babbo più Befana che Babbo Natale, visto che l’andava a trovare il 6 gennaio. Un babbo famoso che scriveva libri, articoli, che andava in televisione, che lottava per la sua indipendenza e che faceva il lavoro culturale, su cui pure ha scritto, con passione. Un autore più vivo che mai – La vita ibrida, titolo di BookCity di quest’anno, evoca La vita agra, il romanzo bianciardiano autobiografico – , al centro di un incontro domani (alle 12,30 al Castello Sforzesco con Luciana Bianciardi, Piero Colaprico, Giacomo Papi e Michele Serra, ingresso libero).