Nel centenario bianciardiano, anche le riviste di ambito letterario dedicano profili e approfondimenti a Luciano Bianciardi. Lo fa anche La Balena Bianca, rivista di cultura militante, con un pezzo di Demetrio Marra che, tra i numerosi spunti, cita anche le due pubblicazioni ExCogita, Tutto sommato e Imputati tutti.

Il 14 dicembre 2022 sono cento anni dalla nascita di Luciano Bianciardi.
Dopo decenni da outsider, con qualche menzione pretestuosa qua e là, qualcuno urla: “è vivo!” e il mostro (che è, prima di tutto, etimologicamente un prodigio) di Frankenstein editoriale ricomincia a muoversi. Escono nuove edizioni dei suoi libri, per esempio La trilogia della rabbia (Feltrinelli), con all’interno Il lavoro culturaleL’integrazione e La vita agraNon leggete i libri, fateveli raccontare (per Neri Pozza, ma il titolo originale corretto sarebbe: Come diventare un intellettuale), quindi l’incompreso Aprire il fuoco per minimum fax, ultimo di una buona serie (qui il catalogo). La Fondazione Bianciardi promuove diverse iniziative (bello il ciclo Raccontare il lavoro) e, assieme alla casa editrice ExCogita diretta da Luciana Bianciardi, pensa al recupero e al rilancio di testi sommersi, per esempio Tutto sommato. Scritti giornalistici 1952-1971.   
Bianciardi morì il 15 novembre 1971, dopo giorni interi a nutrirsi con sola grappa gialla, di cirrosi epatica. Penso al brano di La vita agra sulla defecatio post mortem: «cioè a dire il morto, quando è morto per davvero, se fa ‘na bella cagata, nel letto, in modo da cominciare a puzzare prima ancora che si sia avviata la normale putrefazione», che è un po’ il ghigno del cadavere, direbbe Carmelo Bene, il comico davvero. Dopo aver scritto un funerale (per «Altri animali», qui), in questo pezzo provo a guardare al miracolo di un corpo letterario che riprende vita, un po’ alla Mary Shelley, certo, un po’ alla Gesù Cristo.

Oltre all’attività giornalistica, il pezzo ricorda anche il racconto “La solita zuppa”:

Bianciardi aveva già ribaltato (tradotto) i Beat e gli Angry Young Men (Narratori della generazione alienata); I sotterranei di Jack Kerouac (Feltrinelli, 1960)[9]Arte e oltraggio. Dibattito epistolare fra Henry Miller, Lawrence Durrell, Alfred Perlès (Feltrinelli, 1961)nonché una serie di libri di divulgazione psicologica o scientifica in tema. Era uscito, infatti, Il peripatetico (1961), un racconto-passeggiata tutto volto alla ricerca dell’happy ending.   
Miller e i suoi Tropici furono la goccia. Da quel momento, l’oltranza erotica è fisiologica alla scrittura bianciardiana. Ne fa un’ossessione che culmina, dopo I sessuofili (1963), con il racconto La solita zuppa (1965)[10], dove il mondo si rovescia.[11]
Il racconto La solita zuppa è costruito su un’ipotesi semplice: esiste un universo parallelo in cui il sesso non è tabù, lo è il cibo. Tutti sono tenuti a scegliere un cibo da mangiare per tutta la vita. Il protagonista ha scelto, per esempio, a diciotto anni il semolino. L’eccezione è solo per i ricchi, dal momento che hanno o la possibilità di scegliere cibi pregiati, come «l’aragosta o i capperi», oppure, «sempre chi ha i mezzi, ottenere dalla Sacra Rota l’annullamento alimentare». Lo sproloquio finisce con un evangelico: «Andate e concimate la terra».
Capite che l’obiettivo parodico non è soltanto il comune senso del pudore o il matrimonio[12], ma anche o soprattutto le logiche capitalistiche. Rovesciare, attraverso l’eros, l’immaginario del capitalismo.

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