di Daniele Abbiati

In questi giorni è tornata in voga quell’espressione che sa di diplomatichese, di giornalistese, di senso figurato posto al servizio del cinico (e a volte altezzoso) distacco di chi non è direttamente parte in causa. È tornato a risuonare ovunque, a commento dell’invasione dell’Ucraina, il ritornello dello «scacchiere internazionale». Le «mosse» di Putin, della Nato, dell’UE… Anche il 20 ottobre 1944 qualcuno fece una mossa, ma quando depositò il suo pezzo sullo «scacchiere internazionale» sbagliò di poco la mira, e non colpì gli stabilimenti della Breda a Sesto San Giovanni, bensì la scuola elementare «Francesco Crispi» di Gorla, a Milano, facendo 204 morti, di cui 184 bambini.

Roberto Guardi non fu tra loro perché poche ore prima sulla sua vita era caduta un’altra bomba: la notizia, recatagli dalla mamma, corsa subito a scuola per riportarlo a casa, della morte del padre, soldato in Russia. Ma con Roberto Guardi passiamo dalla Storia alla sua storia, puramente letteraria. Lui è infatti il protagonista e la voce narrante di 64, il romanzo di Loris Cereda (ExCogita, pagg. 172, euro 16). Anche Roberto farà parte dello scacchiere internazionale, ma di quello vero, che riguarda la scacchiera e le sue 64 caselle. Classe 1936, quel bambino introverso che ha in sorte la vita a causa della morte del suo papà, trova infatti in quel gioco tutto cerebrale una via di fuga dalla realtà, e vi si immerge progressivamente fino al parossismo.

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